Quelli erano giorni

Autore Romeo Vernazza

Casa ed. TEMPESTA EDITORE

Prezzo 15 euro

Che quella narrata in questo romanzo sia una storia vera lo si capisce bene da subito.

Le vicende sono raccontate in modo così intenso e toccante da afferrarti allo stomaco e togliere il fiato.

Nel romanzo sono condensati i mesi di guerra e di prigionia di Sàrva, il padre dell’autore. Sullo sfondo le vicende politiche e militari della seconda guerra mondiale.

Quello che mi ha colpita da subito, prima ancora delle vicende, è la prosa. Asciutta, con pennellate di puro lirismo, ma soprattutto mai retorica.

Quando alla fine del libro ho letto che l’autore cita Kent Haruf e Benedizione come esempio di scrittura ho compreso il perché abbia provato immediatamente un grande amore per la penna di Vernazza.

Uno stile sobrio ma raffinato, mai ho letto l’ombra di un giudizio, solamente molta pietas, nella drammaticità di quanto accade al protagonista.

Il suo inferno personale pare essere solo esterno. Il suo animo saldo e nobile sembra un palo di vigna esposto alle intemperie, che non si abbatte mai. Resiste in nome di una forza superiore che è il desiderio viscerale e totale di tornare a casa.

Ho pianto tanto alla fine.

Per la miseria umana, per la crudeltà della guerra, perché anche mio nonno l’ha vissuta e si è salvato buttandosi da un treno in corsa, rincorso dai proiettili delle sentinelle.

I suoi compagni di viaggio sono finiti nei campi di prigionia e molti di loro non sono mai tornati.

Sono storie che ci toccano da vicino e che pochi hanno la forza di narrare con dovizia di particolari e lucidità. Perché ricordare fa male.

Ma ricordare e raccontare serve a noi, alle generazioni scampate ai conflitti mondiali, come monito.

Ho letto vari diari di guerra e diversi romanzi, pochi hanno la potenza narrativa di questo libriccino verde che arriva dritto al cuore.

Credo che ne leggerò dei brani anche ai miei alunni di terza media, perché ha un forte impatto emotivo.

Ne consiglio sicuramente la lettura perché è vero che molto spesso si legge per evadere dai propri problemi ma è altrettanto vero che, dopo un romanzo come questo, tutto appare ridimensionato. Le liti, le rate del mutuo, le gabole quotidiane.

Sopravvivere alla prigionia è un miracolo e questo miracolo è testimoniato in questa storia che è davvero un pezzo di anima di colui che l’ha scritta. Solo ora ho capito la mia dedica.

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